15 Ago 2018
Loro, che sono l’oro: un libro senza nominarli (ma sai chi sono)
Articolo a cura di Michele De Lucchi, designer e architetto italiano, noto per molti oggetti di design industriale che hanno ricevuto premi e riconoscimenti in tutto il mondo. Professore ordinario per chiara fama, insegna al Politecnico di Milano. Il testo qui riprodotto è tratto dal libro di Michele De Lucchi “Loro che sono l’oro“ Corraini Edizioni 2017, per gentile concessione dell’editore.

Michele De Lucchi, archittem designer e docente del Politecnico di Milano
Michele De Lucchi ha scritto un intero libro senza nominarli mai (ma si capisce subito di chi parla)
C’erano ai tempi dei tempi, erano lì anche quando i continenti ancora non c’erano, anzi, c’erano ma ce n’era uno solo. E non si chiamava Europa o Asia o America ma si chiamava Pangea e i continenti se ne stavano tutti insieme, belli e contenti. Non come oggi che sono tanti, tutti separati e litigano in continuazione. Loro c’erano prima che arrivassero quegli esseri litigiosi e si godevano l’esistenza tranquilli e beati. Qualche scherzetto magari se lo facevano anche ma era per divertirsi, per passare il tempo che era tanto, non qualche anno solamente, ma qualche milione. Belli, simpatici e birboni erano proprietari del mondo e per un ghiribizzo insensato lo avevano fatto diventare tutto verde.
Magari a prima vista tanto birboni non sembrano, ma a giudicare da come si comportano c’è da convenirne. Crescono nei posti più disparati, si contorcono nelle posizioni più indicibili, sorridono con una brezza e se la ridacchiano nelle bufere danzando indemoniati tanto da perdere qualche pezzo e lasciarci le penne, pardon!, le chiome in qualche caso. Puntano sempre in alto, diritti diritti verso il cielo. Testardi come mai, impegnano sin da piccolini tutti i loro sforzi a crescere in altezza e ingrassarsi senza limiti. Non hanno remore o preoccupazioni estetiche, anzi più grassi sono più si piacciono. Un bel testone o un bel pancione dà loro la massima autorità e Dio solo sa quanto vale il prestigio della posizione nella loro società. Da piccolini sono esili e fragilini, ma con il tempo prendono forza e da gran sognatori mettono la testa fra le nuvole e lasciano i pensieri vagare senza meta.

Copertina del libro “Loro che sono l’oro” di Michele De Lucchi, da cui è tratto questo estratto, per gentile concessione dell’editore
Loro hanno tutti un nome, non sempre facile da ricordare a dire il vero. Un nome latino un po’ pomposo ma molto accurato. A volte rispecchia il carattere, altre volte il luogo di provenienza, altre volte ancora il nome di un personaggio illustre che, vuoi per simpatia, vuoi per riconoscenza, se lo sono presi in carico perpetuo e ne tramandano l’esistenza.
Loro hanno un’anima e soffrono. Non lo fanno vedere e tengono nascoste tutte le loro emozioni sotto una pelle che sembra una corteccia. Non lo fanno per indifferenza, ma per nobiltà d’animo. E poi tra di loro si capiscono, non c’è bisogno di mettere tutto in mostra come si fa altrove, dove se tutto il mondo non lo sa sembra non sia mai successo. La discrezione è una grande virtù. Deriva direttamente dal verbo “discernere” e vuol dire separare, dividere, riconoscere. E loro lo sanno fare. Meglio di chiunque altro. Non per niente sono solidi e pesanti sui piedi e freschi e leggeri sopra le spalle.
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