18 Mar 2022

Tra Bruxelles e le rinnovabili il nodo degli iter autorizzativi

#WeareWaldenFocus

L’atroce guerra in Ucraina genera un effetto paradossalmente positivo in materia energetica, obbligando Bruxelles a mollare il gas russo e ad accelerare su fotovoltaico ed eolico. Ma i tempi delle autorizzazioni impediscono di crescere al ritmo necessario, specie in Italia.

La guerra in Ucraina è a un tempo una formidabile minaccia per l’approvvigionamento energetico europeo e un potente stimolo ad accelerare la transizione energetica, puntando senza più alcun indugio sulle rinnovabili.
L’Ue importa il 90% del suo consumo di gas, con la Russia che fornisce circa il 45% di queste importazioni, a livelli variabili tra gli Stati membri. La Russia rappresenta anche circa il 25% delle importazioni di petrolio e il 45% delle importazioni di carbone.
La reazione di Bruxelles si è concretizzata lo scorso 8 marzo con il varo di REPowerEU, Azione comune europea per un’energia più accessibile, sicura e sostenibile. Ma come vedremo, l’intera operazione, così come il raggiungimento degli obiettivi previsti da Next generation Eu sulle energie rinnovabili, dipende dalla capacità di rendere spediti gli iter autorizzativi che bloccano la realizzazione di impianti per decine di Gw, in tutto il continente ma in modo particolare in Italia.

per approfondire: Ispi on line

L’accelerazione della Commissione Ue verso le rinnovabili

REPowerEU cerca in prima battuta di affrontare l’improvvisa emergenza del gas, diversificando le forniture, accelerando la diffusione dei gas rinnovabili e sostituendo il gas nel riscaldamento e nella produzione di energia, con l’ambizioso obiettivo di ridurre la domanda europea di gas russo di due terzi entro la fine dell’anno. Il presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha affermato: “Dobbiamo diventare indipendenti dal petrolio, dal carbone e dal gas russo. Non possiamo fare affidamento su un fornitore che ci minaccia esplicitamente. Dobbiamo agire ora per mitigare l’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia, diversificare il nostro approvvigionamento di gas per il prossimo inverno e accelerare la transizione all’energia pulita. Prima passiamo alle energie rinnovabili e all’idrogeno, insieme a una maggiore efficienza energetica, prima saremo veramente indipendenti e padroni del nostro sistema energetico». Nella seconda parte del ragionamento di von der Leyen si intravede un effetto paradossalmente positivo della gravissima e terribile crisi ucraina: quello di imporre un’accelerazione verso le rinnovabili. 

Bruxelles fa rotta sul fotovoltaico e le pompe di calore

Un capitolo di REPowerEU è dedicato a solare, eolico e pompe di calore. Bruxelles ricorda che Fit for 55 prevede il raddoppio delle capacità fotovoltaiche ed eoliche dell’UE entro il 2025 e la loro triplicazione entro il 2030, risparmiando 170bcm di consumo annuale di gas entro il 2030. Accelerando la diffusione dei sistemi solari fotovoltaici sui tetti fino a 15TWh quest’anno, l’UE potrebbe risparmiare altri 2,5 bcm di gas. La Commissione annuncia l’intenzione di presentare a giugno una comunicazione sull’energia solare con l’obiettivo di aiutare a sbloccare il potenziale dell’energia solare come principale fonte di energia rinnovabile nell’UE. Sulla base di un’analisi della situazione dell’energia solare nell’UE, la strategia solare proporrà un’iniziativa europea per i tetti solari, che identificherà le barriere, proporrà misure per accelerare la diffusione e garantirà che il pubblico possa raccogliere pienamente i benefici dell’energia solare sui tetti. Raddoppiando il ritmo annuale previsto per la diffusione delle pompe di calore, l’Ue raggiungerebbe 10 milioni di pompe di calore installate nei prossimi cinque anni. Questo farebbe risparmiare 12 miliardi di metri cubi per ogni 10 milioni di pompe di calore installate dalle famiglie. La diffusione accelerata delle pompe di calore sul mercato richiederà un rapido incremento dell’intera catena di fornitura e sarà accompagnata da misure per promuovere la ristrutturazione degli edifici e la modernizzazione dei sistemi di teleriscaldamento.

Il nodo degli iter autorizzativi

Ma per quanto riguarda gli impianti fotovoltaici ed eolici, il punto chiave o, per usare la terminologia adottata dalla Commissione, la precondizione per l’accelerazione dei progetti di energia rinnovabile, è riuscire a semplificare e abbreviare i permessi. Le lunghe procedure amministrative sono state identificate come uno dei principali ostacoli agli investimenti nelle energie rinnovabili e nelle relative infrastrutture. Tali ostacoli dovrebbero essere affrontati mediante il pieno e rapido recepimento della direttiva sulle energie rinnovabili attualmente in vigore, l’attuazione delle riforme e delle misure corrispondenti nei piani di ripresa e di resilienza degli Stati membri e le disposizioni relative ai permessi per le infrastrutture nel quadro riveduto delle TEN-E17. Per questo la Commissione invita gli Stati membri a garantire che la pianificazione, la costruzione e il funzionamento degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, la loro connessione alla rete e la rete stessa siano considerati di interesse pubblico superiore e nell’interesse della sicurezza pubblica e possano beneficiare della procedura più favorevole disponibile nelle loro procedure di pianificazione e autorizzazione. Gli Stati membri dovrebbero rapidamente mappare, valutare e garantire aree di terra e di mare idonee e disponibili per progetti di energia rinnovabile, commisurate ai loro piani nazionali per l’energia e il clima, ai contributi verso l’obiettivo rivisto per le energie rinnovabili del 2030 e ad altri fattori come la disponibilità di risorse, le infrastrutture di rete e gli obiettivi della strategia dell’UE per la biodiversità. La Commissione proporrà nella prossima proposta di legge sul ripristino della natura che gli Stati membri, nel preparare i loro piani nazionali per raggiungere gli obiettivi di ripristino, prendano in considerazione aree limitate e chiaramente definite come particolarmente adatte (aree “go-to”), evitando il più possibile le aree di valore ambientale. Gli Stati membri possono utilizzare la revisione dei loro piani ai sensi della direttiva sulla pianificazione dello spazio marittimo per promuovere lo sviluppo di progetti di energia rinnovabile.

A maggio, la Commissione pubblicherà una raccomandazione sui permessi veloci per i progetti di energia rinnovabile e lavorerà per sostenere l’uso di tutte le flessibilità già concesse dalla legislazione UE e la rimozione degli ostacoli rimanenti, qualunque sia la loro origine.

In Italia per autorizzare un impianto di energia rinnovabile ci vogliono 7 anni

Come si diceva, quello delle autorizzazioni è il tema chiave soprattutto in Italia, sia per il solare che per l’eolico. Per quanto riguarda in particolare il fotovoltaico, Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura, ha chiesto recentemente al governo e alle Regioni di autorizzare entro giugno di quest’anno 60 GW di nuovi impianti rinnovabili, invitandoli ad attuare un’azione straordinaria di semplificazione degli iter autorizzativi. Il nostro Paese infatti rappresenta il caso peggiore di burocrazia in Europa, nessun altro Stato ha così tanti problemi ad autorizzare i nuovi impianti rinnovabili. In Italia, un iter autorizzativo per un impianto rinnovabile ha una durata media di 7 anni, mentre la normativa prevede una durata di un solo anno. 60 GW di nuovi impianti rinnovabili farebbero risparmiare all’Italia il 20% del gas importato (15 miliardi di metri cubi di gas ogni anno), ovvero oltre 7 volte rispetto a quanto si stima di ottenere con l’aumento dell’estrazione di gas nazionale. Per Rebaudengo, l’Italia ha la capacità di installare 60 GW di nuove rinnovabili nei prossimi 3 anni, equivalenti a circa 20 GW di rinnovabili all’anno. Può apparire un traguardo ambizioso, ma è assolutamente alla portata. Già dieci anni fa avevamo installato oltre 11 GW disponendo di tecnologie meno performanti e sistemi di installazione meno efficienti. Quello che manca per raggiungere l’obiettivo 60 nuovi GW di rinnovabili sono le autorizzazioni per i nuovi impianti. 

Eolico, in Italia si installa meno di un terzo degli obiettivi nazionali

Non va meglio per l’eolico. Secondo la statistica annuale di WindEurope 2021, la Ue ha realizzato solo 11 GW di nuovi impianti eolici nel 2021 e installerà 18 GW all’anno tra il 2022 e il 2026, ma per raggiungere i target europei al 2030 si dovrebbero installare almeno 30 GW annuali. L’Europa e l’Italia dunque non stanno installando eolico a sufficienza per raggiungere i propri target climatici ed energetici.

«Per raggiungere il target rinnovabili del 40% al 2030, l’UE dovrebbe installare 30 GW di eolico ogni anno ma ha installato solo 11 GW nell’ultimo anno e installerà circa 18 GW nei prossimi anni. Quote così basse mettono in pericolo il Green Deal e stanno danneggiando il settore eolico europeo» ha dichiarato Giles Dickson, Ceo di WindEurope. «Anche in Italia i dati sono sconfortanti, infatti a fronte di oltre 1,5 GW all’anno necessari per raggiungere gli obiettivi nazionali, si installa meno di un terzo della potenza necessaria» ha aggiunto Simone Togni, Presidente dell’Anev. «L’Italia ha bisogno di dare certezza di procedure e tempi agli operatori eolici e questo si può ottenere solo con una politica di semplificazione efficace. Inoltre è indispensabile evitare provvedimenti punitivi e fortemente distorsivi del libero mercato come l’Art. 16 del recente D. Lgs. Sostegni Ter. Che speriamo venga abrogato in fase di conversione dal Parlamento» ha aggiunto Togni. Moltissimi progetti per impianti eolici superiori ai 30 megawatt (fino a metà 2021, tutti quelli presentati per tre anni per un totale di nove gigawatt) sono stati bocciati dal ministero dei Beni culturali. Le sovrintendenze, il cui parere sulla valutazione di impatto ambientale è necessario per impianti da 30 megawatt in su, non hanno approvato neanche un megawatt su novemila. Sebbene sia giusto preservare il paesaggio, in questo modo pare impossibile riuscire a moltiplicare per dieci la potenza di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili installata ogni anno, dagli attuali 0,8 gigawatt a 7-8 gigawatt, l’unico modo per raggiungere l’obiettivo del Pniec secondo il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. Figuriamoci raggiungere gli obiettivi ancora più ambiziosi fissati da REPowerEU.

R.V.

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