13 Set 2022
Sotto pressione, ma competitivi
La filiera italiana del legno soffre l’escalation dei costi e la scarsità di materiali, ma è un’eccellenza mondiale in fatto di sostenibilità
di Paolo Fantoni
La situazione attuale vede la filiera sotto pressione per l’escalation di tutti i costi, non soltanto del legno ma anche di ferro, alluminio, poliuretani. La tensione nasce dall’aumento dei costi dell’energia, del gas e della chimica per quanto riguarda i pannelli, ma anche il costo del legno tout court franco foresta ha praticamente visto raddoppiare le sue quotazioni nell’arco degli ultimi diciotto mesi. Questa pressione deve essere in qualche modo distribuita all’interno della filiera, e questo rappresenta uno dei problemi principali. Gli aumenti infatti sono di tale entità che scoprono un nervo vivo: non si riesce infatti a riversarli in maniera proporzionale sui listini di vendita destinati all’utente finale. Così, di fatto, le marginalità della filiera vengono erose. Questo rappresenta una preoccupazione forte: che una parte della nostra filiera, non tanto nel 2021 che ormai si è giocato, ma nel 2022 abbia a soffrire conseguenze importanti se non riuscirà a trovare il modo di risolvere questo problema.
Il settore dunque vede aumenti delle materie prime su tutti i fronti. Ma attribuisco un ruolo importante di questa crisi a quella dei trasporti, perché il fatto di poter godere di noli e costi di trasporto efficienti per poter ritrovare vuoi in Nord America vuoi in Estremo Oriente o in Sudamerica elementi che bilancino e ricompensino gli squilibri che nascono sul mercato europeo ci è sempre stato di grande giovamento. Quello che è successo sul mondo dei noli in questi ultimi semestri fa sì che il trasporto internazionale ai costi attuali non rappresenti più una soluzione apportatrice di equilibrio ai mercati dei vari continenti. E se è vero che le portacontainer intercontinentali sembrano essere già prenotate per i prossimi tre anni, sembra che questa situazione abbia a perdurare. Guardando al nostro futuro la domanda ricorrente è proprio quanto durerà questa escalation di scarsità di materiali. Credo che per tutto il 2022 ci troveremo in una situazione in cui la scarsità e l’indisponibilità dei materiali la faranno ancora da padrona. Questo in Italia è particolarmente vero, perché il mercato dell’edilizia è drogato dagli stimoli dell’economia offerti dal governo nazionale con i crediti di imposta. Per questo la domanda di prodotti in legno – mobili e materiali per finiture – sarà molto elevata e avrà probabilmente delle code che si estenderanno al 2023 e al 2024. In una situazione in cui è la disponibilità a farla da padrona, il prezzo è diventato una variabile secondaria, assumendo connotati di una certa schizofrenia.
I dati della filiera offerti da Federlegno mostrano come nel primo semestre di quest’anno le esportazioni abbiano superato del 6-7 per cento i dati del 2019, lasciando da parte quelli del 2020: questo mostra ancora come la filiera si dimostri competitiva, attrattiva e attraente sul mercato internazionale. Si rinnovano un po’ i fasti del suo design, che a questo punto trovano nella sostenibilità un nuovo pilastro attraverso il quale definire strategie di azienda e di prodotto che colgano i nuovi interessi dei consumatori, sempre più sensibili alle dinamiche della sostenibilità. Conseguentemente questo nuovo posizionamento offre alle aziende innumerevoli percorsi di crescita, che non sono semplicemente legati all’apprezzamento di prodotti derivati dall’economia circolare, ma anche a una sostenibilità di sistema che vede la Federazione molto partecipe e protagonista del cambiamento. Mi riferisco al fatto di incentivare la costituzione di piattaforme che certifichino la presenza di crediti di CO2 attribuiti ai manufatti in legno, all’attenzione a una sempre maggiore certificazione sulla tracciabilità dei prodotti che garantiscono anche la legalità, la provenienza del legno e la sostenibilità delle aree e delle gestioni forestali. La promozione dei marchi FSC e PEFC rappresenta uno degli obiettivi di crescita di tutta la nostra filiera.
A questi obiettivi si aggiunge l’aspettativa di riuscire in tempi ragionevoli a partecipare tutti a una maggiore sostenibilità complessiva della filiera attraverso la definizione degli schemi di responsabilità estesa dei produttori. Stiamo iniziando a interloquire con il ministero della Transizione ecologica per riuscire a rendere concreto il progetto della responsabilità estesa sul legno derivante da demolizione, che è una componente significativa del consumo del legno. Questo rappresenterà una svolta, così come una svolta è stata l’inizio dell’attività di questa responsabilizzazione nel mondo degli imballaggi in legno e in generale nella nostra società. La civilizzazione sulla sostenibilità della filiera vede anche moltissimi altri aspetti, che vanno dallo sviluppo dell’attività della pioppicoltura alla certificazione dei prodotti, che sempre più devono essere ambientalmente sostenibili. Gli stessi criteri ambientali minimi auspicati dai legislatori italiani rappresentano un elemento cardine per la vendita di manufatti alla PA. Sono criteri ambientali minimi che prevedono molti elementi normativi, ma che al loro interno prevedono anche che i prodotti debbano essere certificati FSC e PEFC. Questo dà valore a quanto detto, e indica come la sostenibilità un po’ alla volta abbia a introdursi in totale profondità nei processi aziendali e produttivi. Per sostenibilità abbiamo anche l’obiettivo di sostenere un uso migliore della risorsa forestale da un lato, ma anche lo sviluppo dell’utilizzo del legno, che in Italia abbonda nelle nostre foreste ed è poco utilizzato e soprattutto poco ben qualificato. Potrebbe veramente essere un acceleratore di una parte importante della filiera del legno, che è quella legata alla costruzione di abitazioni in legno, che in Italia inizia a rappresentare il 6-7 per cento delle nuove abitazioni, che sappiamo avere un paragone percentuale attorno al 17-20 per cento in molti Paesi centro europei e che crescerà sempre più.
Infatti la stessa Commissione europea è interessata a valorizzare le abitazioni in legno per la loro capacità di stoccare CO2. Questa è una importantissima valorizzazione del nostro comparto che non è premiante solamente per il fatto che le nuove abitazioni devono essere energicamente più performanti, ma per il fatto che le case e l’edilizia in generale saranno sempre più considerate come un deposito di CO2. Questo apre discussioni estremamente importanti legate alla necessità di regolamentare quest’area attraverso le opportune piattaforme di certificazione del sequestro della CO2 dei manufatti. Tutta questa attività che la Federlegno sta portando avanti verrà opportunamente resa pubblica e manifestata in occasione di alcuni importanti eventi per dimostrare le tante best practices che l’Italia ha già in questa filiera. Questa attività non può semplicemente manifestare e dichiarare le grandi eccellenze italiane nell’economia circolare, e certamente l’industria del pannello truciolare è una di queste. Vorremmo veramente che diventasse una eccellenza di filiera, che l’intera filiera italiana venisse ad essere riconosciuta a livello mondiale come la filiera più sostenibile nell’area del legno.