13 Mag 2022
Per superare il carbone serve il nucleare
Le novità tecnologiche si vedono all’orizzonte, ma i paesi occidentali sono in ritardo mentre russi, coreani e cinesi corrono.
intervista a Chicco Testa
Perchè ritiene che il nucleare sia un alleato prezioso per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione?
Invito tutti a scaricare una app, ElectricityMap, che fornisce minuto per minuto, ora per ora, il livello di emissioni di CO2 nella produzione di energia elettrica in diversi Paesi europei. Per esempio in questo momento in Francia per ogni KWh di energia elettrica prodotta vengono emessi 97 grammi di CO2; in Germania 419. La app dà informazioni anche sulle fonti utilizzate per produrre energia; in Germania la principale è il carbone, poi c’è il gas; in Francia la fonte prevalente è di gran lunga il nucleare. Come potrebbe Macron accettare, di fronte a queste evidenze, che il nucleare sia escluso dalla tassonomia europea che stabilisce quali fonti sono sostenibili e quali no?
Pensa che questa consapevolezza si stia affermando?
Direi di sì, visto che a pochi giorni da Cop26 la presidentessa della commissione europea Ursula Von Der Leyen ha affermato “Per la transizione green abbiamo bisogno di più rinnovabili, ma anche di una fonte stabile, il nucleare”. E l’Economist, che è stato tradizionalmente critico verso l’energia nucleare per ragioni economiche legate ai costi, dopo la Cop26 ha pubblicato una copertina con il titolo The discreet charme of nuclear power, il fascino discreto dell’energia nucleare, e come sottotitolo: Il nucleare rende la battaglia contro il climate change molto più facile. Si sono resi finalmente conto che, se si vuole davvero mollare il carbone, ci vuole il nucleare.
È davvero così?
Ci sono fonti energetiche pulite con il vizio di essere intermittenti, cioè il sole e il vento. E ci sono altre fonti più sporche ma con il pregio di produrre grandi quantità di energia in maniera continua, senza differenza di ore o di stagioni. Una di queste è il carbone. Se la si vuole sostituire non si può farlo con il sole. Sarebbe come sostituire un treno merci con dei furgoncini elettrici: vanno benissimo per consegnare merci in città, ma se devo consegnare del legname in Europa ho bisogno di un treno merci. Se ci si vuole allontanare dal carbone c’è bisogno di fonti potenti e continue, o il nucleare o il gas. La Cina è il più grande investitore in fonti rinnovabili, ma ha anche 50 centrali nucleari in funzione e 50 in costruzione.
E in Italia?
In Italia è meglio che non ne parliamo, perchè a meno che non arrivino radicali novità tecnologiche non c’è il consenso minimo per riaprire il discorso nucleare. In Europa le cose sono un po’ diverse perchè c’è la Francia e c’è L’Inghilterra, che non fa parte dell’UE ma sempre dell’Europa: la geografia non si cambia. E l’Inghilterra ha dichiarato che il suo programma è basato su rinnovabili e nucleare.
Le novità tecnologiche cui fa riferimento si vedono all’orizzonte?
Ci sono i mini reattori (tra i 100 e i 300 MWe per ciascun modulo, a differenza dei grandi impianti da oltre 1500 MWe l’uno, più facilmente integrabili in una rete elettrica articolata per la forte presenza delle rinnovabili – ndr) che dovrebbero essere operativi entro un decennio. Ma soprattutto c’è la fusione nucleare a confinamento magnetico, che l’Eni sta studiando insieme al Massachussetts Institute og Technology: recentemente, nel corso di una tavola rotonda a cui partecipavo, hanno ribadito che in dieci anni avranno il primo impianto su scala industriale. Il che ha lasciato tutti stupiti: sembra che anticipino in modo importante tempi che tutti consideravano più lunghi (la fusione è una fonte di energia sicura, sostenibile e inesauribile che riprodurrà i principi alla base della generazione dell’energia solare. Un grammo di combustibile per la fusione contiene l’energia equivalente a quella di oltre 60 barili di petrolio, senza che questo comporti il rilascio di gas serra e senza produzione di scorie – ndr).
Ci sono anche progetti più vicini alla realizzazione?
I reattori di terza generazione Epr, che sono scandalosamente in ritardo di costruzione, sia in Francia sia in Inghilterra sia in Finlandia. Invece in Cina vengono costruiti in tre – quattro anni, a costi pari a un quinto dei nostri. Ormai siamo talmente avvolti nelle nostre complessità che quando parliamo di tecnologie che hanno bisogno di questi livelli di sicurezza accumuliamo ritardi su ritardi, mentre cinesi, coreani e russi vanno dritti al punto. Più in generale, l’Occidente ha perso la leadership tecnologica. Gli americani, soprattutto, che infatti sono preoccupati: un rapporto commissionato da Biden sui deficit tecnologici accumulati, oltre al nucleare, elenca microchip, cybersecurity, intelligenza artificiale… Noi abbiamo creato Facebook, gli altri le cose serie.