29 Mag 2020
Non costruiamo sul greto del fiume
È impossibile prevedere catastrofi come la tempesta Vaia, ma i cambiamenti climatici in corso si possono contrastare
Intervista a Valerio Rossi Albertini
La tempesta Vaia di fine ottobre 2018, con venti che hanno superato i 200 km/h, ha distrutto oltre 41mila ettari di boschi, 8,6 milioni di metri cubi di legname. Dobbiamo attenderci altri disastri di queste proporzioni?
Sappiamo che le condizioni ambientali stanno cambiando, ma non quando si dispiegheranno gli effetti del cambiamento: possiamo fare solo previsioni statistiche. È come abitare in una zona sismica: i terremoti non possono essere previsti, ma i tempi di ricorrenza sì. Se sono di dieci-vent’anni, quando si costruisce la casa bisogna essere consapevoli che nel corso della sua vita l’edificio dovrà sostenere scosse sismiche pericolose. Lo stesso per l’ambiente: la grande quantità di energia in atmosfera dovuta al surriscaldamento del pianeta spinge l’ecosistema in condizioni non più controllabili. Una di queste è la tropicalizzazione del clima: la tempesta battezzata Vaia è uno degli esempi, forse il più evidente, di questo fenomeno. Le nostre latitudini temperate stanno assumendo alcune caratteristiche di quelle tropicali. Ciò non significa che l’Italia diventerà come Cuba o lo Yucatán. Ma anche solo accostarsi alle condizioni tropicali si è rivelato devastante per il nostro territorio.
A volte gli eventi climatici sembrano contraddirsi: prima molto freddo, poi molto caldo…
L’atmosfera è un sistema complesso, nel quale non è sempre evidente la relazione tra causa ed effetto. Non è detto che, se il pianeta mediamente si scalda, farà sistematicamente più caldo sempre e ovunque! A volte, a causa del riscaldamento globale, si possono verificare effetti opposti: lo scorso maggio è stato il più freddo dell’ultimo secolo, lo scorso giugno tra i più caldi. Che giugno sia stato caldissimo, è in linea con l’ipotesi di surriscaldamento del pianeta. Ma come mai maggio è stato così freddo? Sembra una contraddizione e invece non lo è, anzi è una riprova! Il freddo di maggio è stato conseguenza della formazione di una immensa bolla d’aria calda di aria oltre il circolo polare. Questa bolla ha disperso le correnti gelide, normalmente confinate intorno al polo nord, che quindi sono scese verso sud. Quindi il riscaldamento (al polo nord) ha provocato il freddo che abbiamo registrato a maggio da noi.
Possiamo fare qualcosa per difendere i boschi da tempeste della potenza di Vaia?
Dopo quel disastro mi hanno chiesto un commento. Dopo ogni disastro, cerco sempre di dare una parola, se non di speranza, almeno di buon senso e ricette pratiche su come prevenire situazioni analoghe in futuro: in presenza di un rischio di alluvione, non costruiamo sul greto del fiume per evitare che l’acqua porti via le case. Se disboschiamo selvaggiamente, non possiamo lamentarci che ci siano smottamenti, frane e slavine. In questi casi, per esempio di fronte all’ingrossamento di un torrente, si può cominciare a restituire aree di espansione all’acqua, in modo che possa distendersi e rallentare. Se abbiamo disboscato, occorre rimboschire, per sanare la ferita. Ma di fronte alla devastazione provocata dalla tempesta Vaia, non ho saputo cosa dire. Alla domanda: “Cosa possiamo fare per evitare l’abbattimento di milioni di alberi provocato da una tempesta come Vaia?”, non ho potuto far altro che rispondere: “Possiamo solo pregare… mettere in sicurezza i boschi da eventi così devastanti è al di sopra delle nostre capacità”.
Il collegamento di questi eventi estremi con il riscaldamento globale è scientificamente provato?
Immaginiamo di giocare alla roulette: esce lo zero, il banco vince tutto. Ha barato? No, non si può dire, lo zero a volte esce. Ma se continuiamo a puntare e continua a uscire lo zero, la statistica ci dice che la roulette è truccata. La stessa cosa vale per gli eventi climatici estremi: il singolo evento, benchè estremo, non si può attribuire ai cambiamenti climatici; ma la frequenza, l’intensità, la contraddittorietà di eventi antitetici che si susseguono in breve tempo, ci dicono con certezza che c’è una correlazione statistica con i cambiamenti climatici. Si pensi, appunto, al freddo di maggio e al caldo di giugno, oppure ai lunghi periodi di siccità, seguiti da piogge torrenziali, le cosiddette bombe d’acqua.
C’è qualcuno che ha una maggiore responsabilità per il riscaldamento globale?
Non c’è un dio malvagio che immette CO2 nell’atmosfera, producendo gli sconvolgimenti climatici. Siamo tutti noi a farlo, chi più, chi meno. Ognuno di noi dà il proprio contributo. Inveiamo contro la Cina e l’India che inquinano, ma se guardiamo bene, ognuno di noi emette molta più CO2 di un cinese… La Cina ne produce tanta, ma ha anche 1,2 miliardi di abitanti. Se rapportiamo la quantità complessiva di emissioni al numero di abitanti, risulta che i cattivi siamo noi. Ognuno di noi, con le sue scelte pratiche di vita quotidiana, può influire: bisogna entrare in questa logica, l’unica che funzioni. A maggior ragione è importante che i cittadini si coordinino in consorzi come Rilegno e gli altri consorzi di riciclo. I consorziati Rilegno, e tutti coloro che conferiscono correttamente i rifiuti legnosi, evitano, da una parte, che sia utilizzato altro materiale naturale per compensare quello andato distrutto. Dall’altra parte, che il legno sia lasciato a marcire, producendo altra anidride carbonica che andrebbe ad aumentare ulteriormente la concentrazione di gas serra in atmosfera.