21 Dic 2023
La canapa ci salverà
Cresce rapidamente, assorbe CO2 e combatte il caro-bollette. Le virtù della canapa come materiale edile naturale
Intervista a Leo Pedone
Ci racconta la vostra attività edilizia con materiali sostenibili?
E’ qualche anno che abbiamo una doppia veste: da vent’anni costruiamo case sostenibili e naturali con vari materiali che hanno ricevuto diversi riconoscimenti; e da cinque – sei ani, da quando tra i materiali naturali abbiamo scoperto la canapa e ce ne siamo innamorati, ne siamo diventati anche produttori, attivando delle filiere virtuose. Da esperti della materia abbiamo visto nella canapa come materiale edile delle potenzialità in termini ecologici di uso esponenziale su tutti i territori che gli altri materiali non hanno. Così abbiamo attivato una filiera agricola di produzione della canapa nel Tavoliere delle Puglie, abbiamo intercettato una cooperativa agricola per trasformare il prodotto in un semilavorato utile per la lavorazione industriale successiva.
E poi?
Abbiamo acquisito una vecchia grande industria di manufatti in cemento che cinque anni fa versava in grave difficoltà economica come tutto quel comparto, perché essendo un’attività ormai desueta il mercato la stava un po’ rigettando. Abbiamo fatto una vera operazione di riconversione ecologica su questo stabilimento di Foggia da 25mila metri quadrati, salvando i posti di lavoro, riconvertendo le linee produttive e laddove si usavano prima cementi, inerti minerali con le relative cave e rocce da scavare, li abbiamo sostituiti con inerti vegetali, cioè con la canapa e la calce, che tra i leganti è il materiale più naturale. Questo processo di riconversione industriale ha creato a Foggia un polo di trasformazione e produzione dei materiali in canapa di grande interesse nazionale. Di lì abbiamo iniziato a diffondere in tutta Italia questi sistemi edilizi a base di canapa.
Qual è il segreto della canapa in edilizia?
Lo stelo della canapa non è altro che un piccolo legno. La canapa si semina e in sei mesi produce la più grande quantità di massa arborea in natura, pronta per la raccolta. In soli sei mesi riesce a produrre una sequenza infinita di minitronchi in legno, bacchette lignee fortemente resistenti con il 92% di silicio, come se fosse un legno tropicale. Quindi in pochi mesi si riesce ad assorbire dall’ambiente una quantità enorme di CO2: ecco perché è la coltivazione più green. Un ettaro piantato a canapa in un anno sequestra tanta CO2 quanto un bosco della stessa estensione in venti – venticinque anni, perchè il bosco cresce molto più lentamente. Nel mondo del legno, si deve individuare un’area dove piantumare, e si sa che dopo poniamo vent’anni si taglieranno i primi alberi. Con la canapa invece si ragiona con un orizzonte semestrale: se decido oggi di fare tremila ettari a canapa, fra sei – sette mesi li avrò già sul mercato. Ecco perché il progetto di scalabilità industriale è molto più interessante, ha una risposta immediata. E c’è dell’altro.
Vale a dire?
E’ una coltivazione da cui si ricavano in primis i semi per l’olio di canapa e la fibra per il tessile. Quindi lo stelo che noi utilizziamo nel mattone e negli altri prodotti edili era un rifiuto agricolo. Ecco perché c’è una sorta di assonanza con Rilegno, un rifiuto del campo diventa un prodotto edilizio di grandissima qualità, oltretutto pulendo l’ambiente perché assorbe tanta CO2 . Non facciamo altro che aggiornare sulla base delle tecnologie attuali un processo che viene dall’antichità: gli Etruschi prima e i Romani poi usavano la canapa miscelata alla calce per creare impasti rimasti in piedi per millenni.
Quali sono le prestazioni in edilizia della canapa?
Lo stelo della canapa è costruito da una sequenza infinita di microalveoli, cioè di vuoti che si alternano a pieni. Questa sua composizione le dà la caratteristica di essere un materiale fortissimamente isolante, che difende sia dal freddo sia, ancora di più, dal caldo; e in più, cosa veramente unica, riesce a equilibrare in maniera osmotica, come se fosse una spugna, l’umidità interna di tutti gli ambienti. Senza nessun tipo di macchinario mantiene caldo d’inverno, fresco d’estate e soprattutto con un tasso di umidità che non supera mai il 62 per cento, che è la prima condizione del comfort e del risparmio energetico. Nel 2019 l’Enea e il Politecnico di Milano hanno verificato in una casa già costruita e abitata in Sicilia che queste caratteristiche fossero reali, nei mesi di luglio e di agosto con le temperature e i tassi di umidità altissimi propri dell’estate siciliana. Senza nessun impianto di condizionamento la temperatura interna era di 25 gradi contro i 40 gradi esterni e l’umidità del 62 per cento contro l’89-90 per cento esterno. Enea ha quindi affermato che queste tecnologie permettono di risparmiare sull’uso dei condizionatori e quindi della bolletta energetica, un tema di grande attualità; se facessero un test invernale otterrebbero gli stessi risultati.