03 Ott 2022

In natura non esistono scarti

La fabbrica al femminile dove l’innovazione tecnologica convive con l’estetica, la cura del prodotto e l’attenzione al territorio

intervista a Clara Conti

Come nasce e si sviluppa SAIB?

L’azienda è stata fondata nel 1962 da mia nonna, che aveva saputo di questo nuovo prodotto, il pannello truciolare, nato in America da poco, che si produceva con gli scarti delle piantagioni. A quel tempo non era legno di riciclo, ma era comunque scarto. In zona c’erano dei pioppeti, suo padre aveva una segheria e lei vedeva che i ceppi, le radici e la corteccia esterna dei pioppi venivano buttati via o bruciati. Questa cultura del rigenerare lo scarto è parte del DNA dell’azienda. Negli anni Settanta sono nati molti produttori. La maggior parte ha chiuso nel giro di qualche anno. Queste aziende devono avere dimensioni medio grandi ed economie di scala: gli impianti sono estremamente costosi e richiedono grandi investimenti tecnologici.

Che ricordo ha di sua nonna? Una donna che avvia un’azienda di successo nel 1962 non è un fatto frequente…

Era una donna molto intraprendente e coraggiosa. Il papà aveva una segheria, quindi conosceva il mondo del legno. Ha l’intuizione di questo prodotto, si fa prestare dal papà dei soldi e per iniziare l’attività chiama il fratello. Dopo pochi anni liquida il fratello e restituisce tutto al padre. Era una donna molto decisa, con tratti caratteriali molto forti. Portava gli uomini su un piano di parità. Ricordo che quando era anziana tutti la chiamavano la signora, con grande rispetto.

Come prosegue la storia dell’azienda?

Per tanti anni è cresciuta. E’ stata gestita da mia madre, mia zia e mio padre ingegnere, fino a pochi anni fa responsabile della parte tecnica. Io lavoro in SAIB da vent’anni. Da quarant’anni abbiamo due CEO, attualmente rivestiamo la carica mio cugino, Sergio Doriguzzi, ed io, mentre mio fratello è CFO. Negli anni Novanta l’azienda ha convertito la produzione da legno vergine a legno di recupero. Fin dagli anni Ottanta in Italia per una serie di ragioni viene abbandonata la pioppicultura e le aziende si trovano a non avere legno. Un grosso problema rispetto ai competitor tedeschi, che potevano contare su foreste infinite. Con la caduta del muro di Berlino, nel giro di pochi mesi la Germania Est, che era costruita in legno, dovette essere abbattuta e ricostruita; l’intuizione delle aziende italiane, prima il gruppo Saviola poi altri, è stata quella di utilizzare il legno di recupero. Il problema è che era pieno di impurità. Una casa demolita è fatta di vetro, porte, maniglie, divani, imbottiture: il grande problema era come pulire il legno. Così si sono dovuti inventare una serie di macchinari che permettessero la pulizia del legno. E’ stato un cammino fatto di prove ed errori e miglioramento continuo. Oggi riceviamo oltre 150 camion al giorno di legno da raccolta differenziata. C’è di tutto: dalle cassette della frutta ai pallet, alle assi da edilizia, ai serramenti. Con tanti anni di esperienza le aziende italiane sono diventate eccellenze mondiali. Utilizziamo processi sequenza volti a separare tutti i vari elementi o con separatori granulometrici, sfruttando i pesi specifici diversi, o usando delle calamite: con una serie di step successivi viene raffinato il tutto.

La storia di SAIB è una storia di riciclo ed economia circolare, con una forte impronta al femminile, da generazioni. Pensate che questo aspetto abbia influenzato i vostri valori e la vostra sensibilità per l’ambiente rispetto ad altre aziende?

L’impronta femminile si ritrova nell’attenzione all’aspetto estetico, non solo nella cura delle collezioni ma anche nella pulizia e nell’ordine degli impianti. Un tratto femminile è l’attenzione al bello, allo sviluppo di collezioni con nuovi motivi decorativi e nuove finiture. Mi piace usare una frase di Concita De Gregorio: le donne hanno la capacità di tenere insieme tutto, anche quello che insieme non sta. Si pensa a una azienda ipertecnologica, di produzione, ma non si immagina che il tema della pulizia, dell’ordine e dell’estetica possa essere così rilevante. Forse la nostra forza è riuscire a tenere insieme una parte innovativa e una parte estetica, fatta di cura del prodotto ma anche di altri aspetti più generali: i clienti che vengono da noi, per esempio, trovano uno showroom molto accogliente, con una cucina interna, e sono molto coccolati.

Pensate che avere una conduzione femminile possa essere considerato un vantaggio nella gestione di una grande azienda influente sul territorio?

Ho due figli e credo che una donna venga più facilmente a conoscenza dei problemi locali. Delle necessità delle squadre di calcio, dei bisogni dell’asilo, di tante esigenze che insegnanti, allenatori e così via tendono a condividere. Proprio per questo contatto con la realtà territoriale sosteniamo progetti come ThisAbiliy USC Store: fino al 31 gennaio (2022 n.d.r.) il merchandising della squadra cittadina è venduto da quindici ragazzi con disabilità cognitiva del progetto ThisAbiliy. A Natale inoltre sosteniamo un piccolo gruppo di ragazzi autistici che realizzano borse con scarti di processi produttivi. Un altro segno della nostra attenzione alla sostenibilità. In natura non esistono scarti.

Clara Conti, CEO di SAIB.

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