30 Ott 2024
Il legno che sfida il terremoto
Dalle ricerche sulle proprietà del legno lo sviluppo di soluzioni abitative e costruttive confortevoli, economiche e antisismiche
di ARIO CECCOTTI
Quando ho iniziato io, il legno non era molto considerato dagli ingegneri. Ero ricercatore e ricordo che il mio professore di riferimento mi disse: fai ricerca sul legno? Sei libero di farlo, però tieni conto che io non ti posso aiutare perché è un materiale sconosciuto fino ad ora: per me con il legno ci si faceva solo la segatura.
Mi sembrava che l’uso del legno nel costruire andasse d’accordo con il mio sentire, in quanto è un materiale che non danneggia la natura, che ricresce. Allora mi sono divertito – mi sono sempre divertito nel mio lavoro – a studiare questo materiale dal punto di vista dell’ingegneria, della resistenza e della durabilità. Ho scoperto l’esistenza di un gruppo di persone chiamati tecnologi del legno: dottori in scienze forestali che si occupano del legno dal punto di vista delle proprietà resistenti. Mi si è aperto un mondo. Sono persone che hanno una grande esperienza specifica. La collaborazione tra architetti, ingegneri civili e tecnologi del legno è stata fondamentale. L’architetto, secondo me, tira la corsa, l’ingegnere civile fa i calcoli, il tecnologo indica quale specie usare.
Ma poi mi si è aperto un altro mondo, quello fuori dall’Italia, dove le costruzioni in legno hanno sempre suscitato interesse da parte dell’università, in Germania specialmente. Ho scoperto gruppi di ricerca internazionali sul legno e mi ci sono inserito. Ero come una spugna e prendevo molto, finché mi sono chiesto: e io che cosa posso dare? Allora, siccome in Italia sfortunatamente abbiamo un’esperienza di terremoti, mi sono reso conto che nessuno si interessava al legno come materiale di costruzione nelle zone sismiche. Così, quasi senza volerlo, è nato quel filone che ci ha portato a farci conoscere a livello internazionale.
Ho sempre fatto l’insegnante e grazie all’autorità e all’autorevolezza che il CNR ha in Italia e nel mondo è stato più facile arrivare a certi livelli, importanti per avere finanziamenti, che sono necessari per fare ricerca. In Trentino, che con la Toscana è la regione con più foreste, ho conosciuto le persone giuste nel momento giusto. Volevano promuovere il legno trentino, quindi mi sono trovato in un terreno fertile: volevano idee, e noi gliele abbiamo date. E queste idee ci hanno condotto a testare un edificio di sette piani su tavolo vibrante a Kobe, in Giappone, una simulazione sismica che dal punto di vista mediatico ha riscosso molto interesse. E’ stata fondamentale, non soltanto in Giappone e in Italia. E’ conosciuta in tutto il mondo.
Purtroppo nel 2009 c’è stato il terremoto a L’Aquila. La mattina del giorno dopo ricevo una telefonata dall’ufficio stampa del CNR. Professore, mi dicono, bisogna tirare fuori il tema del legno come materiale antisismico. Io risposi timidamente, ma avevano ragione. Se ne parlò in televisione, finché nella nota trasmissione Affari tuoi una sera il presentatore chiese a una partecipante: ma lei cosa ci farebbe con questi soldi se vincesse? E lei rispose: mi ci farei una casa di legno, perché resistono ai terremoti. Sicuramente quella prova ha sdoganato nella testa di tanti italiani l’idea che il legno sia antisismico.
In tutto il mondo, le linee guida per difendersi dai terremoti suggeriscono di cercar rifugio sotto un oggetto capace di proteggerci da una eventuale caduta del soffitto. E una delle prime indicazioni che danno è di nascondersi sotto un tavolo. Quando è venuto il terremoto ad Amatrice, e poi anche al Mugello, dove abito io, mi è tornata in mente l’idea. Abbiamo fatto delle prove in Trentino, realizzando un banco di legno nell’azienda di un amico di Cavedine, e abbiamo scoperto che esistono tanti brevetti di banchi antisismici usati esclusivamente come rifugio in caso di terremoto. Abbiamo replicato all’Università degli Studi di Padova alcune prove fatte con banchi israeliani in acciaio e abbiamo visto che Lifeshell, in nostro banchino di legno, resisteva forse anche meglio. C’è una scuola a Vancouver, in British Columbia, Canada, che in attesa di essere sismicamente adeguata è stata dotata di banchi di acciaio di questo tipo. Ma sono costosi. Un banco di legno monoposto, invece, costerà circa 120 euro. Non lo abbiamo brevettato. Perché anche se ci avessero rubato l’idea, se di banchi così ne avessero fatti in tutto il mondo, non ci sarebbe certo dispiaciuto. Insomma c’è una domanda da parte dei ragazzi, che induce ricercatori e giovani docenti a interessarsi al legno come materiale di costruzione antisismico. C’è quindi un progresso. Non c’è ancora stato un salto definitivo ma c’è una tendenza, che mi sembra stia andando avanti. E poi penso che non mi possa contraddire nessuno se dico che lo stato di benessere e di comfort che si prova all’interno di una casa di legno, rispetto a una casa in muratura, è decisamente diverso.