26 Mar 2023

La sostenibilità è partecipazione

I piani di Milano per la qualità dell’aria, il verde, la neutralità carbonica. Con il coinvolgimento dei cittadini.

Intervista a ELENA GRANDI

Quanto è importante coinvolgere i cittadini nel lavoro del Comune per rendere la città più sostenibile?

È fondamentale. Abbiamo da poco inaugurato l’Assemblea permanente dei cittadini per il clima, che è prevista nel nostro piano Aria e Clima, il piano strategico del COmune di Milano a tutela della salute e dell’ambiente finalizzato a ridurre l’inquinamento atmosferico e a rispondere all’emergenza climatica. Una delle cinque missioni del piano prevede la partecipazione attiva dei cittadini. L’Assemblea è composta da 90 persone, che ruoteranno da qui al 2030 ogni sei mesi, per poter dare voce a più cittadini, scelti per sorteggio con un criterio di massima trasversalità di genere, di età, di quartiere, di nazionalità. Questa è un po’ la prova istituzionalizzata di quanto stiamo investendo sul tema della partecipazione attiva dei cittadini. Poi il mio assessorato, come anche gli altri, ha una sinergia continua con i mondi associativi, le rappresentanze, le categorie e anche il mondo dell’impresa. In periodo di bilanci pubblici e di costi elevati il nostro impegno deve essere anche quello di lavorare molto con il privato. Penso al mio assessorato al Verde e al tema delle sponsorizzazioni, della valorizzazione delle aree residuali, della rigenerazione urbana: non possiamo pensare di fare tutto da soli.

Quali obiettivi vi ponete sulla qualità dell’aria?

Il progetto è di portare la città alla neutralità carbonica nel 2050, ma l’ambizione del piano Aria e Clima è di arrivare al 2030 con una riduzione del 45 per cento delle emissioni. Quindi la città dovrà diventare sempre più ciclopedonale, sempre più utilizzatrice del trasporto pubblico e sempre meno dell’auto privata, con una conversione costante e progressiva di tutto quello che riguarda le forniture energetiche: energia elettrica da fonti rinnovabili per decarbonizzare, con la dismissione progressiva del gas. Oltre al piano Aria e Clima, poi, abbiamo una serie di altri strumenti.

Per esempio?

A ottobre il sindaco Sala ha aperto i lavori di C40 (il Cities Climate Leadership Group, rete di 97 grandi metropoli, tra le quali anche Roma, Milano e Venezia, ndr) a Buenos Aires, in Argentina, dopo due anni di pausa forzata dovuta all’emergenza sanitaria. Insieme alle altre città di C40 abbiamo sottoscritto un impegno, il Clean Construction Accelerator, a portare la neutralità carbonica nell’intero ciclo di vita di tutti i processi edilizi della città, dalla produzione dei materiali utili alla costruzione fino allo smaltimento e al riciclo degli inerti, e non solo sui consumi una volta concluso un nuovo intervento di rigenerazione urbana. È un impegno importante, che comporta anche complessi incontri con i rappresentanti delle categorie, tutti quelli che lavorano e creano l’indotto in questi ambiti.

I milanesi vi seguono al cento per cento sulla strada della sostenibilità e dell’aria pulita? Non sono molto affezionati alla loro automobile?

Lo sono molto e dovranno disaffezionarsi… Lo dico da assessore all’Ambiente e al Verde, per di più parte dei Verdi. Abbiamo l’obiettivo di ridurre la mobilità su auto privata, per cui dovremo mettere in piedi una serie di azioni importanti e forse anche in parte sgradite inizialmente. L’abbiamo già fatto con area B: abbiamo due grandi fasce di acceso alla città e stiamo lavorando per stringere sempre più l’accesso alle sole auto non inquinanti. L’area C già esiste da un po’ , io sono sempre stata dell’idea che debba costare di più.

Qual è l’importanza del verde per una grande città?

La dimostrano migliaia di studi realizzati dai più famosi centri di ricerca e dal mondo delle università. I benefici di una maggiore presenza di verde vanno dal benessere neurologico alla riduzione dell’inquinamento, dall’assorbimento dei fattori inquinanti alla neutralizzazione delle polveri sottili. Vogliamo creare nuove aree verdi: al 2030 sono in previsione venti nuovi parchi, spesso accompagnati da importanti interventi di rigenerazione urbana. Un esempio è la Magnifica fabbrica della Scala a Rubattino, che avrà un parco di quasi centomila metri quadrati già finanziato dal Pnrr. E abbiamo recuperato un’area che non era neanche in carico al Verde, il cosiddetto “boschetto della droga” a Rogoredo Porto di Mare: adesso è un parco accessibile, naturale, non attrezzato, con piste ciclabili e interventi importanti di forestazione. Dobbiamo trovare altre aree dove mettere alberi e in una città densa come Milano non è semplice.

Ci fa qualche esempio?

C’è l’area ex Macello, un progetto di rigenerazione che comprende housing sociale, edilizia convenzionata e la sede dello Ied. Qui si creerà un nuovo quartiere, che rispetta l’archeologia dei capannoni dell’ex Macello, e verrà creato un grande parco che oggi non esiste. Si è appena inaugurato il nuovo parco di Porta Vittoria. Dobbiamo creare nuovi parchi, non sempre per forza attrezzati, anche naturali. Con il Politecnico stiamo facendo un gran lavoro con Renzo Piano sull’area della Bovisa, con il progetto da poco presentato detto Bovisa-Goccia, che contiene il nuovo campus. E qui ci sarà anche un nuovo modo di pensare al verde urbano, perché si vorrebbe mantenere il più possibile quello che è nato in questi anni: un bosco spontaneo, su un’area probabilmente tra le più inquinate in città, dove c’erano i gasometri, che sta facendo anche il suo lavoro di sito bonifica. Dall’insieme di questi progetti emerge una visione della città in cui anche le aree ex industriali residuali possano diventare pezzi di polmoni verdi in un progetto di connessione: per esempio dalla Goccia la connessione con il parco Nord è quasi naturale. In questo modo immaginiamo una città che pur nella sua densità valorizzi e dia sempre più spazio al verde.

L’Europa che ruolo ha in questo percorso?

Abbiamo vinto il bando della Commissione Europea 100 Climate-Neutral and Smart Cities by 2030, che vede nove città italiane e 91 europee insieme per progettare e programmare la transizione ecologica. La rete con le città europee è molto fitta: stiamo facendo un lavoro analogo anche con le città italiane. Le nove città italiane che si sono aggiudicate questo bando non lasciano fuori le altre che avevano partecipato, insieme cerchiamo di lavorare per trovare punti di contatto. Ci sono città più simili, come Milano, Roma, Torino, Bologna, Firenze e altre più piccole, con caratteristiche diverse, ma che comunque devono andare verso una direzione condivisa.

Quindi c’è un lavoro comune delle città italiane?

In questi mesi con queste nove città abbiamo fatto un lavoro molto assiduo con il ministro Giovannini, con riunioni frequenti, e abbiamo redatto un protocollo finalizzato alla transizione di queste città. Ogni città ha delle caratteristiche proprie, che ne fanno un modello per un ambito e meno in un altro. Noi, per esempio, siamo una delle città più inquinate d’Italia e anche d’Europa, un po’ anche per conformazione geografica; ma siamo un modello, non solo in Europa, ma credo nel mondo, sul trattamento e l’ottimizzazione del ciclo dei rifiuti, sulla raccolta differenziata, sul riutilizzo e il riciclo. E anche sul tema delle acque: abbiamo da anni questi due grandissimi depuratori delle acque fognarie, gestiti adesso da MM, che producono cinquemila litri al secondo di acqua limpida e irrigua per il parco Sud. Una grande eccellenza. Non esistono in Europa depuratori così grandi, quelli di Parigi e Londra sono molto più piccoli. I nostri depuratori sono molto energivori ma saranno convertiti al fotovoltaico: contiamo di ridurre così in modo importante anche i consumi.

Quali sono i prossimi passi del coinvolgimento dei cittadini nei vostri progetti?

Il piano Aria e Clima prevede la costante interazione con la cittadinanza, con fasi di monitoraggio ogni due anni: a dicembre 2023 ci sarà la prima. I risultati del monitoraggio potranno comportare modifiche ad azioni previste dal piano così come le indicazioni o i suggerimenti che verranno da quelle assemblee dei cittadini. Si formerà un tavolo permanente con un contratto di partecipazione tra il Comune e questa assemblea, che ogni anno dovrà dare un report al Comune di quanto è stato discusso, deliberato e deciso. Il Comune dovrà dare risposta punto per punto su quanto gli è stato chiesto, spiegando i motivi di approvazione oppure di impossibilità. È evidente, insomma, che da soli non facciamo niente.

Elena Grandi è assessora all’Ambiente e Verde del Comune di Milano. Fa parte della Direzione Nazionale di Europa Verde – Verdi.

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