14 Dic 2021

Fast fashion: come fare la differenza

#fashion Episodio 1

L’industria della moda, a causa del fenomeno del fast fashion, è responsabile del 10% delle emissioni di gas serra globali, aggiudicandosi il secondo posto come settore più inquinante al mondo dopo quello petrolifero.

(Fonte: sito del Parlamento Europeo)

Il problema è noto ormai da anni, e infatti la popolazione ha sviluppato un senso comune di “eco-coscienza”, per il quale ci si domanda, con frequenza sempre maggiore, da dove provengano i tessuti che acquistiamo e che impatto abbiamo sull’ambiente e la società.
In questo senso, grande merito va alla digitalizzazione: basti pensare alla risonanza che movimenti come #whomademyclothes hanno avuto grazie ai social media. Anche la pandemia del 2020 ha contribuito a cambiare la mentalità del consumatore medio, il quale, ad oggi, dice di preferire marchi etici, che utilizzino prodotti riciclabili seppur aventi un prezzo maggiore.

Eppure i consumi continuano inesorabilmente a crescere: tra i compratori più assidui troviamo la GenZ e i Millenials, che nonostante siano le generazioni più sensibili alle problematiche ambientali, sono molto influenzati dai fashion trend.

I dati più preoccupanti legati ai consumi sono quelli riguardanti lo smaltimento: non si riesce ancora a riciclare completamente i capi d’abbigliamento dismessi e di conseguenza i rifiuti tessili accumulati ogni anno superano i 92 milioni di tonnellate.
Non si tratta solo di prodotti buttati dall’utente, ma anche dell’invenduto dei negozi, che devono fare posto alle nuove collezioni.

È fondamentale che le aziende rallentino i ritmi di produzione e garantiscano una maggiore qualità dei prodotti, che di conseguenza avrebbero un ciclo di vita più lungo.
Ma le penali nel caso i marchi non adottino buone pratiche nelle fasi di produzione esistono? Sicuramente si sono fatti grandi passi avanti negli ultimi anni, riguardo la tutela dei lavoratori (Modello 231), soprattutto nei paesi non sviluppati, dove le maggiori case di moda hanno le proprie sedi produttive. Ma per quanto riguarda le dichiarazioni di Life Cycle Assessment sono ancora pochi i brand veramente trasparenti con il consumatore.

Per questo noi compratori dobbiamo investire in soluzioni di moda sostenibile.
Ma come?
Non si tratta solo di comprare meno, ma soprattutto di fare scelte consapevoli.
Quindi ecco alcuni consigli per chi vuole affacciarsi ad abitudini fashion più sostenibili:

Come sempre, quando si parla di sostenibilità, informarsi da fonti autorevoli è una prerogativa. A tal proposito vi consigliamo qualche fonte da cui attingere per rimanere in materia fashion e sostenibilità:

Fateci sapere su Telegram se avete mai cambiato le vostre abitudini fashion per essere più sostenibili!

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