26 Feb 2021
Economia circolare: verso una strategia nazionale
Nuovi strumenti e misure per la sostenibilità
Articolo di Laura D’Aprile
Il quadro di riferimento per l’attuazione dell’economia circolare in Europa è dato dal nuovo Piano d’azione per l’economia circolare (COM/2020/98), uno dei pilastri del “Green Deal”, approvato l’11 marzo del 2020, proprio all’inizio del periodo pandemico. Il piano prevede un quadro strategico, caratterizzato da misure per garantire la progettazione di prodotti sostenibili, la responsabilizzazione dei produttori e dei consumatori verso scelte più sostenibili, l’incremento della circolarità nei processi produttivi (con particolare riferimento ai settori che utilizzano più risorse: elettronica e Ict, batterie e veicoli, imballaggi, plastica, tessili, costruzione ed edilizia, prodotti alimentari). Particolare rilievo all’interno del Piano viene dato alla riduzione della produzione di rifiuti, alla riduzione dei quantitativi di rifiuti urbani indifferenziati, allo sviluppo di modelli efficaci di raccolta differenziata. L’emergenza pandemica ha reso il piano d’azione ancor più strategico per il nostro Paese, in considerazione delle difficoltà di approvvigionamento di materie prime e dell’aumento della produzione di rifiuti urbani indifferenziati e imballaggi in attuazione delle necessarie prescrizioni sanitarie per evitare i contagi. L’Italia, inoltre, nel mese di settembre 2020 ha recepito le direttive del “Pacchetto economia circolare” con la pubblicazione dei seguenti decreti legislativi:
- d.lgs. 3 settembre 2020, n. 116, recante “Attuazione della direttiva (UE) 2018/851 che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti e attuazione della direttiva (UE) 2018/852 che modifica la direttiva 1994/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio”, pubblicato nella G.U. dell’11 settembre;
- d.lgs. 3 settembre 2020, n. 118, recante “Attuazione degli articoli 2 e 3 della direttiva (UE) 2018/849, che modificano le direttive 2006/66/CE relative a pile e accumulatori e ai rifiuti di pile e accumulatori e 2012/19/UE sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche”, pubblicato nella G.U. del 12 settembre; d.lgs. 3 settembre 2020, n. 119, recante “Attuazione dell’articolo 1 della direttiva (UE) 2018/849, che modifica la direttiva 2000/53/CE relativa ai veicoli fuori uso”, pubblicato nella G.U. del 12 settembre;
- d.lgs. 3 settembre 2020, n. 119, recante “Attuazione dell’articolo 1 della direttiva (UE) 2018/849, che modifica la direttiva 2000/53/CE relativa ai veicoli fuori uso”, pubblicato nella G.U. del 12 settembre;
- d.lgs. 3 settembre 2020, n. 121, recante “Attuazione della direttiva (UE) 2018/850, che modifica la direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti”, pubblicato nella G.U. del 14 settembre.
Le principali novità introdotte dai suddetti provvedimenti possono essere così sintetizzate:
- introduzione di un “Programma Nazionale per la gestione dei rifiuti”;
- riforma della disciplina relativa alla Responsabilità estesa del produttore, che prevede l’innovazione della specifica dei costi che formano il contributo ambientale e dei requisiti minimi dei sistemi di Epr;
- modifica della definizione di rifiuto urbano, che, di fatto, comporta il superamento del concetto di “assimilazione”;
- riforma del sistema di tracciabilità dei rifiuti con il definitivo superamento del modello Sistri e la semplificazione del sistema a beneficio della fruibilità e delle attività di controllo;
- introduzione di elementi qualitativi e quantitativi nella raccolta e riciclaggio, in relazione ai nuovi obiettivi comunitari.
Nello specifico, i nuovi obiettivi comunitari prevedono:
- il riciclo entro il 2025 per almeno il 55% dei rifiuti urbani (60% entro il 2030 e 65% entro il 2035) e parallelamente il vincolo allo smaltimento in discarica (fino ad un massimo del 10% entro il 2035);
- il riciclo del 65% degli imballaggi entro il 2025 e il 70% entro il 2030.
I rifiuti tessili e i rifiuti pericolosi delle famiglie (come vernici, pesticidi, oli e solventi) dovranno essere raccolti separatamente dal 2025 e, sempre a partire dal 2025, i rifiuti biodegradabili dovranno essere obbligatoriamente raccolti separatamente o riciclati attraverso il compostaggio.

La strategia a medio-lungo termine è quella di coinvolgere le aziende nel realizzare prodotti con materiali nuovi, interamente riutilizzabili e che quindi non generino scarti (eco design e innovazione dei processi produttivi), mentre quella a breve e medio termine è gestire gli scarti prodotti in modo più responsabile, attraverso il riutilizzo ed il riciclo. Si deve poi rilevare che sia il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, con l’istituzione della Direzione Generale per l’Economia circolare, che il Ministero dello Sviluppo Economico, con la Divisione Economia Circolare, si sono dotati di strutture ad hoc per la elaborazione e il monitoraggio della strategia nazionale per l’economia circolare. In linea con il quadro di riferimento illustrato, la strategia nazionale per l’economia circolare deve colmare i gap strutturali che frenano lo sviluppo del settore e attuare una programmazione economica pluriennale che consenta di consolidare i tanti punti di forza che caratterizzano il tessuto produttivo nazionale. I gap strutturali sono principalmente connessi alle carenze impiantistiche (assenza di determinate tipologie di impianti di trattamento, recupero e riciclo al Centro-Sud), alla necessità di adeguamento e ammodernamento degli impianti esistenti in modo da aumentarne la resa e minimizzare gli scarti, alla fragilità delle infrastrutture dedicate alla raccolta differenziata che devono essere in grado di garantire una migliore qualità delle filiere derivanti dalla raccolta per il raggiungimento degli obiettivi comunitari di riciclaggio. Per colmare questi gap occorre supportare le amministrazioni territoriali (Regioni, Comuni) con una governance a livello centrale che consenta di rafforzare le politiche locali nella realizzazione di filiere circolari e nell’innovazione dei sistemi produttivi esistenti.
Con questo obiettivo è stato introdotto, con il Decreto legislativo 3 settembre 2020 n.116, il “Programma Nazionale per la gestione dei rifiuti” (art. 198bis del D. Lgs. 152/06). Il programma, che dovrà essere approvato entro 18 mesi dall’entrata in vigore della disposizione (20.09.2020), definisce criteri e linee strategiche alle quali le Regioni (enti competenti in materia di pianificazione per la gestione dei rifiuti) dovranno attenersi. Il Programma nazionale deve contenere: a) i dati inerenti alla produzione, su scala nazionale, dei rifiuti per tipo, quantità, e fonte; b) la ricognizione impiantistica nazionale, per tipologia di impianti e per regione; c) l’adozione di criteri generali per la redazione di piani di settore concernenti specifiche tipologie di rifiuti; d) l’indicazione dei criteri generali per l’individuazione di macro-aree, definite tramite accordi tra Regioni che consentano la razionalizzazione degli impianti dal punto di vista localizzativo, ambientale ed economico. I lavori del Programma nazionale sono stati avviati dal Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare il 12 novembre u.s. con l’insediamento del tavolo istituzionale (Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, Regioni, Anci e Ispra, allargato anche a Ministero dello Sviluppo Economico ed Arera in modo da assicurare la massima condivisione istituzionale). La fase di consultazione sullo schema di programma (che dovrà essere sottoposto, come da previsione normativa, ad assoggettabilità a Valutazione Ambientale Strategica) vedrà il coinvolgimento di tutti i principali stakeholder in modo da garantire la massima trasparenza e partecipazione al processo.
L’implementazione della strategia nazionale per l’economia circolare sarà accompagnata da un programma di comunicazione, educazione e informazione volto a rafforzare gli strumenti cognitivi dei cittadini e ad improntare l’architettura delle scelte verso modelli sostenibili. In particolare si interverrà sulla riduzione della produzione dei rifiuti, sullo spreco alimentare e sulla informazione ai cittadini, partendo dall’età scolare, relativa alla realizzazione di impianti e infrastrutture a servizio delle filiere circolari. Gli schemi comunicativi verranno elaborati anche mediante l’utilizzo di strumenti innovativi quali quelli mutuati dalle scienze comportamentali (“nudging”) che si sono rivelati particolarmente efficaci nell’indirizzare le scelte verso modelli di uso sostenibile delle risorse. Si tratta di una opportunità unica di collaborazione istituzionale per il raggiungimento di un obiettivo strategico di sviluppo ambientale, economico e sociale che il nostro Paese non può non cogliere.

Laura D’Aprile è Direttore Generale per l’economia circolare presso il Ministero dell’ambiente, della tutela del territorio e del mare.
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In foto copertina: Milano, Piazza del Duomo durante il lockdown. Mattia Zoppellaro.