20 Mar 2025

Dall’Europa nuove opportunità da cogliere

Adeguarsi alle direttive europee può comportare costi e burocrazia ma apre prospettive interessanti, anche nel settore mobile legno – arredo

Intervista ad ANTONIO MASSARUTTO

Le normative europee sulla sostenibilità comporteranno per l’Italia più fardelli burocratici o opportunità per le imprese?

Dagli anni Settanta ad oggi l’Unione Europea ha avuto un ruolo sempre più pervasivo nella politica ambientale: Paesi come l’Italia sono sempre stati trascinati dalla spinta dell’Europa. Ogni volta che è entrata in vigore una nuova serie di norme, nel breve termine si è riscontrato un impatto per l’adeguamento in termini di costi e di burocrazia. Le reazioni sono state diverse. Alcuni hanno saputo trasformare le norme in opportunità e con adeguati investimenti ne hanno beneficiato. Mentre altri sono rimasti vittime dei fardelli burocratici. Storicamente le aziende italiane hanno più spesso seguito, solo raramente anticipato, gli sviluppi normativi. Troppo spesso in Italia le imprese e le loro associazioni hanno preferito restare sulla difensiva nei confronti di leggi percepite come un aggravio di oneri non bilanciati da benefici. Invece, mi sento di affermare che il saldo benefici – costi complessivo è probabilmente in attivo per il made in Italy. Si pensi solo al fatto che è grazie anche alle politiche europee che l’Italia ha affermato e consolidato una leadership mondiale sui settori del riciclo. O si guardino i numeri pubblicati annualmente negli Stati Generali della Green Economy. Vent’anni fa avevo seguito da vicino l’adeguamento del settore mobile legno – arredo alla direttiva solventi che riguardava, in particolare, la verniciatura. In quel caso c’è stato chi ha colto la normativa come un’opportunità per innovare sensibilmente il prodotto andando a collocarlo dove la qualità si misurava anche in termini di eco – friendliness. Altri, invece, hanno preferito esternalizzare i cicli di verniciatura a micro – aziende per non rientrare nelle soglie della normativa. Questa si è rivelata una soluzione perdente. Prima o poi la necessità di fare i conti con una normativa più stringente arriva per tutti. Rinviare di pochi anni o mesi pensando di salvarsi nel breve termine è, a parer mio, una strategia di corto respiro. Va però riconosciuto che non sempre le innovazioni normative in campo ambientale hanno effetti positivi, né rappresentano per forza una soluzione win – win. Spesso l’Europa impone norme più per dogmatismo ideologico che per documentabili benefici – ne è un esempio il nuovo Regolamento sugli imballaggi. Bisognerà capire se e in che misura il mercato saprà dare una risposta positiva accogliendo chi si fa anticipatore o portatore di queste innovazioni rispetto a chi le frena.

Quindi, in altre parole, arriveranno dall’Europa delle opportunità che l’Italia dovrà saper cogliere?

Dipenderà dal modo con cui l’Italia attuerà le norme agevolando le imprese che si muovono in questa direzione e semplificando la burocrazia. Nel settore mobile legno – arredo, in particolare, credo siano più le opportunità che i costi. Pensiamo alla direttiva sulla supply chain che obbliga le grandi imprese ad attestare che tutta la catena di fornitura e subfornitura risponde a determinati requisiti. Mi sembra che per le imprese italiane si aprano prospettive molto interessanti per differenziarsi rispetto a chi finora è stato portato a esternalizzare certe produzioni in Asia perché costavano meno. Attenzione, però. Può darsi che gli stessi asiatici si muovano più veloci di noi e siano in grado di qualificare le loro produzioni in modo più efficace. Si tratta di battere sul tempo la concorrenza e arrivare a posizionarsi il prima possibile rimanendo competitivi a livello globale. Certo, rimane un problema.

Quale?

Adeguarsi a questi criteri può comportare investimenti elevati per le aziende. Decarbonizzare la produzione, al di là degli investimenti per adeguare i macchinari, richiede una serie di costi fissi di tipo amministrativo che penalizzano le piccole realtà. Bisognerebbe implementare un sistema di servizi che permetta alle piccole e medie imprese di esternalizzare senza troppi timori e senza costi eccessivi questo tipo di adempimenti. Se la pubblica amministrazione riuscirà a gestire queste incombenze a favore delle aziende, allora gli investimenti potranno essere portati a termine. Altrimenti sarà un fallimento come lo è stato con altri sistemi di rendicontazione che si sono rivelati micidiali macchine mangiasoldi e mangiatempo.

Le normative sulla sostenibilità possono indurre le imprese a un aumento dimensionale?

Non credo che siano sufficienti le normative. Le imprese italiane sono piccole per svariati motivi, tra cui il fatto che la maggior parte di esse rimangono ancora rette dalle famiglie fondatrici. Potrebbe però capitare quel che si è verificato in tanti distretti industriali. Alcuni soggetti aggregatori potrebbero presidiare un punto della filiera e dare sostegno alle piccole e medie imprese fornitrici. Questo è accaduto anche nel distretto dei mobili dove sono emerse imprese medie che con il loro marchio e la loro propensione a internazionalizzarsi hanno acquisito una posizione dominante all’interno della filiera. Inevitabilmente tutte le imprese che svolgono lavorazioni più semplici o verso le quali le medie imprese esternalizzano determinate funzioni dovranno però sottostare al modo in cui le aziende leader andranno a organizzare la filiera. In passato questo fenomeno ha già trasformato radicalmente la struttura dei distretti industriali in Italia.

Che ruolo assumerà la normativa nella transizione ambientale?

La normativa sarà inefficace se andrà in direzione contraria al mercato. Potrà assumere, invece, un ruolo di primo piano soprattutto se permetterà alle imprese di impostare un orizzonte strategico più prevedibile in sinergia con la domanda e gli stimoli culturali. Pensiamo alla bioedilizia. In passato è stata costellata di false partenze: in Italia resta ancora un settore di nicchia e tutta la produzione è concentrata in sole due province autonome. Ho conosciuto imprese partite con i migliori auspici che credevano in un aumento della domanda in questo settore e poi si sono tristemente ricredute. Una direttiva come quella sulle case green potrebbe creare uno spazio di mercato per le imprese leader del settore. Se la normativa accompagnerà in modo intelligente le imprese, con scadenze appropriate e incentivi giusti, questo faciliterà anche la transizione ambientale.

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Antonio Massarutto è professore al Dipartimento di scienze economiche e statistiche dell’Università di Udine.

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