13 Feb 2024

Boschi italiani, ecco il check – up

Il nostro patrimonio boschivo cresce, è in buona salute e ha una diversità di specie record in Europa. Frammentazione, erosione di alcune tipologie ed effetti della crisi climatica sono le maggiori criticità

Intervista ad ALESSANDRA STEFANI

Qual è la situazione dei boschi in Italia?

I boschi italiani nel 2015 sono risultati in netta crescita rispetto al 1985 e al 2005, come riferiscono i dati del III Inventario dei boschi italiani redatto dai Carabinieri forestali con il Crea Foreste e Legno. Ricoprono più di un terzo del territorio italiano: una superficie di oltre 11 milioni di ettari, pari al 36,7% della superficie totale italiana. A livello regionale la superficie varia di molto, passando da regioni molto boscate, come la Puglia (7 per cento), ad altre in cui i boschi sono intensamente presenti, come la Liguria (63 per cento). Sono presenti comunque in tutto il territorio nazionale, soprattutto nei terreni collinari e montani (sopra quota 500m slm). Le superfici continuano a crescere, essendo aumentate di circa 587.000 ettari nel decennio 2005 – 2015, in maniera più marcata nell’Appennino meridionale e nelle isole. Anche in termini di volume, la consistenza dei boschi italiani è in costante crescita: la biomassa complessiva è aumentata del 18 per cento, con un volume legnoso passato da 145 a 165 metri cubi a ettaro. Anche lo stock di carbonio accumulato è passato da 490 milioni di tonnellate stimate nel 2005 a 569 milioni di tonnellate nel 2015.

Che caratteristiche hanno i nostri boschi?

Oltre l’80 per cento dei boschi italiani è vincolato per scopi idrogeologici, il 30 per cento è tutelato da forme giuridiche di protezione della natura, il 100 per cento da vincoli paesaggistici. Il 63 per cento risulta di proprietà privata, di tipo prevalentemente individuale, anche se il 10 per cento della superficie forestale appartiene a forme private di proprietà collettive. I boschi pubblici sono prevalentemente di proprietà comunale, un 10 per cento circa sono di proprietà regionale, intorno all’1 per cento fanno parte del demanio dello Stato. Si tratta di formazioni boschive caratterizzate da un’elevata diversità di specie, ma anche strutturale: ospitano 117 specie differenti nello strato arboreo, un vero record in Europa, spesso riunite insieme a tre e più specie. I boschi monospecifici sono rari, per lo più frutto di rimboschimenti artificiali o di selezione antropica in caso di di interventi selvicolturali. La specie più diffusa è il faggio, ma le querce, spesso riunite tra varie specie, superano il faggio che da solo raggiunge l’11 per cento delle presenze. Faggio, abete rosso, castagno e cerro rappresentano il 50 per cento del volume legnoso complessivo dei boschi italiani. Ben 10 dei 14 tipi forestali definiti dall’Agenzia europea dell’Ambiente sono rappresentati in Italia, a dimostrazione della variabilità ecologico – forestale dei nostri territori.

Quali sono le criticità?

Purtroppo si continua a registrare un’erosione di alcune tipologie forestali, come i boschi igrofili e ripariali, le formazioni nelle pianure e sulle coste. Dunque è la frammentazione il problema della foresta italiana e un intervento di ricucitura sarebbe estremamente importante. In tal senso, i finanziamenti del Pnrr, rimasti dopo alcune riduzioni e spostamenti, legati alla costituzione di boschi periurbani o urbani, oltre agli indubbi benefici legati al clima e alla bellezza delle città, costituiscono un importante progetto da perseguire con attenzione alle cure colturali nel tempo. Meglio sarebbe poter puntare su una vasta opera di arboricoltura da legno in aree non utilmente valide per agricoltura di qualità e pascoli in quota. Le attività in tal senso contribuirebbero a ridurre le importazioni di legname dall’estero, con tutti i problemi che comporta. Purtroppo la disponibilità di terreni per questi impianti è scarsa e le provvidenze, soprattutto attraverso le politiche di sviluppo rurale, scontano la concorrenza con produzioni agricole più redditizie nel breve periodo. Fortunatamente, come dimostra proprio Rilegno con i suoi dati, in Italia il riciclo e il riuso del legno raggiungono vette straordinarie e uniche in Europa, in un circolo virtuoso di autentica economia circolare sostenibile.

Ma come stanno i nostri boschi?

Le foreste italiane nel loro complesso godono di buona salute, anche se ai classici disturbi creati dagli incendi boschivi, che al netto delle oscillazioni tra anno e anno in media mostrano di non diminuire, né in numero né per superficie complessiva, si sono sommati gli estesi danni da vento seguiti soprattutto al fenomeno Vaia del 2018 nelle regioni del Nord Est (circa 40.000 ha). Ma soprattutto è evidente che gli effetti della crisi climatica colpiscono anche gli alberi e i boschi che, sottoposti a stress idrici e colpi di calore, vegetano più stentatamente e sono più soggetti a malattie fungine e ad attacchi di insetti. In questo momento stiamo assistendo a una pullulaizione di un insetto corticicolo, della famiglia degli scolitidi, che sta ampliando la sua area epidermica dalle regioni colpite da Vaia, provocando nuovi danni ingenti verso Ovest, raggiungendo aree, come quelle lombarde, dove il vento non aveva causato estesi danni nel 2018. Perciò dobbiamo concludere che, in tema di risposta alla crisi climatica, le foreste italiane sono certamente una soluzione ma anche una parte dei problemi. Solo una svolta nel segno della sostenibilità di ogni politica ci aiuterà a rispondere alle sfide del clima, e non un’attività, per quanto mirabile, volta solo a piantare alberi e tutelare e gestire sostenibilmente i boschi esistenti.

A che punto siamo con il registro dei crediti di carbonio?

Continua l’attività del Crea politiche e bioeconomie di raccolta dei dati provenienti dal mercato volontario dei crediti di carbonio forestali. In merito alle regole che una legge recentemente approvata ha delegato al governo di redigere, il Masaf, con il Crea, è al lavoro ma si stanno attendendo le determinazioni in proposito in gestazione in sede Ue.

Quali sono gli elementi che determinano una nuova attenzione così da rivitalizzare i progetti legati ai boschi italiani?

Innanzitutto, gli effetti della crisi climatica sono evidenti e l’opinione pubblica si interessa in maniera più attenta alla gestione delle superfici forestali nel loro complesso. Anche l’epidemia di Covid ha risvegliato una nuova attenzione al mondo naturale e ai suoi benefici diretti e indiretti sulla salute pubblica, sulla bellezza e sul paesaggio. La crescita dei prezzi dei prodotti legnosi, anche ad uso energetico, ha risvegliato l’economia delle zone boschive, rendendo attive alcune gestioni selvicolturali tradizionalmente passive e perciò lasciate spesso a un utilizzo per autoproduzione. Inoltre, l’intenso sforzo compiuto per unificare le regole gestionali, avvicinarsi a metodi di attività più sostenibili e con meno vincoli burocratico amministrativi, inquadrare le attività forestali in progetti dedicati ai territori montani e rurali ha certamente risvegliato interesse verso gestioni più attente e virtuose dei boschi vocati, non esclusivamente legate ai tagli boschivi, ma anche alle produzioni dei boschi come funghi, tartufi, piante officinali, bacche, miele, sughero. Anche la possibilità di creare percorsi salute in boschi, asili e scuole ha risvegliato interesse.

Quale il ruolo in tal senso della Direzione generale foreste?

Abbiamo cercato di destinare parte dei fondi a sua disposizione per sostenere queste iniziative, attraverso i finanziamenti che la legge di stabilità ha dedicato all’attualizzazione della Strategia forestale nazionale, attraverso bandi per la costituzione di associazioni forestali tra proprietari pubblici e privati e incentivando accordi di filiera forestale. La risposta a tutte queste iniziative, così come a quella di formazione degli operatori forestali e degli istruttori, è lusinghiera e fa pensare che davvero si stia consolidando una tendenza virtuosa a perseguirequesti percorsi di sostenibilità, autenticamente green.

Alessandra Stefani è Direttore generale del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste (Masaf). Si occupa dell’elaborazione e del coordinamento delle linee politiche agricole, agroalimentari, forestali, della pesca e dell’ippica a livello nazionale e internazionale.

Rimani aggiornato

Vuoi sapere di più sul mondo del legno?

Rimani aggiornato