03 Nov 2023

A lezione di sostenibilità

Sviluppo sostenibile e cittadinanza globale entrano nei curriculum scolastici

Intervista a MARIA CHIARA PETTENATI

In che modo prepara gli insegnanti a educare alla sostenibilità?

In Indire mi occupo di formazione di insegnanti in senso ampio, dal punto di vista dei modelli di formazione. Ma da cinque – sei anni a questa parte ho cominciato ad approfondire la formazione sui temi dell’Educazione allo sviluppo sostenibile (Ess) e alla Cittadinanza globale (Ecg) che il Ministero ha chiesto all’Istituto di portate a tutti gli insegnanti italiani, in seguito all’approvazione dell’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile. Sono diventata uno dei cinque coordinatori del gruppo di lavoro Asvis sul goal 4, dedicato all’Istruzione di qualità, e del gruppo di lavoro trasversale che riguarda l’educazione allo sviluppo sostenibile.

Qual è il ruolo di Asvis in questo quadro?

L’alleanza conta oggi più di trecento aderenti: enti pubblici, soggetti non governativi e del terzo settore, privati, fondazioni, università. Credo che la diversità dei membri che la compongono sia la forza dell’alleanza, insieme alla struttura di lavoro che Asvis si dà: esprimere dei contributi di orientamento o di valutazione sulle politiche nazionali, guardandone l’impatto in prospettiva rispetto ai temi dei 17 goal dell’Agenda. In particolare sul tema dell’educazione allo sviluppo sostenibile abbiamo pubblicato lo scorso 17 ottobre (2022 ndr) il quaderno Target 4.7, dedicato all’educazione allo sviluppo sostenibile e alla cittadinanza globale, in senso diffuso e per tutta la vita.

Quali sono gli obiettivi del Target 4.7 e quali quelli del quaderno?

Questo l’obiettivo dichiarato del Target: “Entro il 2030, assicurarsi che tutti i discenti acquisiscano le conoscenze e le competenze necessarie per promuovere lo sviluppo sostenibile attraverso l’educazione per lo sviluppo sostenibile e stili di vita sostenibili, i diritti umani, l’uguaglianza di genere, la promozione di una cultura di pace e di non violenza, la cittadinanza globale e la valorizzazione della diversità culturale e del contributo della cultura dello sviluppo sostenibile”. Con questo rapporto abbiamo fatto il punto sulla situazione a livello internazionale, con uno sguardo di dettaglio su quello che accade nel nostro Paese in merito all’educazione a questi temi, proponendo dei suggerimenti per metterla in pratica non solo nell’istruzione dalla scuola primaria all’università, ma anche in senso di life long e per tutte le professioni, tutte le età, tutti i contesti di vita.

Quale stato dell’arte emerge dal vostro lavoro?

Ci sono già molti strumenti e risorse sia a livello internazionale sia locale, ma siamo ancora indietro nell’utilizzarli per fare sistema e nell’impiegarli con un approccio di analisi sistematica che ci consenta di trarne il meglio. Eppure, come ha ricordato il Presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite Abdulla Shahid nel suo intervento all’High Level Political Forum di luglio 2022, “per spezzare il circolo vizioso delle crisi bisogna fare più che ‘guardare verso’ un futuro sostenibile: bisogna metterlo in pratica”. L’Ess, l’Ecg e tutte le educazioni “per” certamente contribuiscono a farci vedere un futuro sostenibile, ma soprattutto a metterlo in pratica.

Cosa fare in Italia per migliorare?

Una leva importante è l’educazione civica, che è stata reintrodotta nel 2019. Tutti gli studenti di ogni ordine scolastico devono confrontarsi con questa materia, che prevede anche un voto e non è assegnata a nessun docente in particolare, ma a tutti. Questo è un messaggio che è insieme forte e debole: indica che tutti gli insegnanti si devono preoccupare di insegnare la sostenibilità, ma non è sostenuto da un approfondimento che aiuti gli insegnanti a capire come portare queste competenze nella loro materia. In particolare è emerso che il tema della lotta al cambiamento climatico è molto in ombra nei nostri contenuti curricolari. Non è che non ci sia, ma il fatto che non sia esplicito lo rende secondario. Un punto su cui il quaderno insiste è rendere espliciti questi temi nei contenuti degli insegnanti.

Nella sua esperienza di formatrice di insegnanti, che atteggiamento ha riscontrato?

Curiosità, ma anche paura di non avere gli strumenti e le competenze per portare questi contenuti nelle loro materie. Quelli che si presentano ai nostri corsi sono persone che danno valore a una finalità dell’insegnamento più alta. Insegnano non solo per insegnare la matematica, la storia o la scienza ma perché sentono che il loro compito è educare alla cittadinanza. In questo modo recuperano un valore fondativo della vocazione dell’insegnante. Da un lato quindi dobbiamo affiancarli, dare loro contenuti, supporto, metodi adatti; dall’altro far loro sentire che in questa esperienza di insegnamento della sostenibilità e della cittadinanza c’è la grande occasione di restituire un valore importante alla loro professione, di dare sostegno al valore della loro professionalità in una fase in cui le sfide educative continuano a crescere.

Maria Chiara Pettenati è Dirigente di Ricerca presso Indire (Istituto nazionale di documentazione innovativa e ricerca educativa) e si occupa di modelli e criteri di qualità per la formazione degli insegnanti in ingresso e in servizio. È laureata in Ingegneria Elettronica all’Università di Firenze e ha un Dottorato di ricerca in Telematica e Società dell’informazione. Da dicembre 2020 è Ambasciatrice del Patto per il Clima EU.

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