11 Gen 2024

60 miliardi per la transizione ecologica

La sostenibilità come occasione di crescita e di trasformazione dei nostri modelli di produzione e di consumo: gli obiettivi del governo e le azioni già in corso

intervista a VANNIA GAVA

Viceministro, qual è dal suo punto di vista il costo della transizione ecologica?

I cambiamenti climatici costituiscono una sfida a livello mondiale, per rispondere alla quale il nostro Paese si è posto traguardi ambiziosi in materia di energia e clima contenuti nel Pniec, il Piano nazionale integrato energia e clima di recente elaborazione, ora al vaglio degli organismi comunitari e successivamente della consultazione in ambito Vas (Valutazione ambientale strategica) e con le Regioni. IL Piano costituisce la cornice giuridica dentro la quale vengono esplicitati, da questo ministero, obiettivi, strumenti e investimenti con cui intendiamo procedere in ogni settore. I recenti eventi che hanno colpito i sistemi sociali, dalla pandemia al conflitto russo – ucraino, hanno rivelato tutta la fragilità del nostro modello energetico, per la quasi totalità dipendente dall’estero e dagli agenti esterni per ciò che riguarda l’approvvigionamento. La transizione diventa quindi l’opportunità per cambiare questo paradigma, trasformando i nostri modelli industriali di produzione e di consumo in sostenibili. Si tratta di effettuare investimenti importanti con cui decarbonizzare l’industria e i trasporti, ridurre la produzione di rifiuti, abbandonare progressivamente le fonti fossili. Ecco, più che del costo della transizione, dovremmo parlare del costo di una non transizione o di una transizione sbagliata: operai privi delle moderne competenze professionali, perdita di posti di lavoro, ambienti non bonificati, desertificazione, perdita di competitività del comparto industriale, assenza di incentivi all’innovazione. La transizione va fatta con le imprese, tutelandole e accompagnandole. Quanto agli investimenti, se si considera la grande partita del Pnrr unitamente al RepowerEu, senza tralasciare la nuova programmazione dei Fondi id coesione 2021/2027 e le revisioni normative per accelerare gli investimenti privati, parliamo di oltre 200 miliardi di euro da destinare a soluzioni ad alto contenuto tecnologico e di innovazione, dei quali solo 60 per la transizione ecologica.

Che impatto ha sul Pil questo costo? È sostenibile?

Il governo, attraverso il Pnrr, il RepowerEu, gli Fsc appena menzionati e la politica fiscale deve sostenere l’ingresso nel mercato delle nuove tecnologie più promettenti e meno mature, la riconversione delle industrie e la coesione sociale. Questa è la leva della spesa pubblica. L’impatto forte sul Pil sarà determinato dagli investimenti privati, che noi dobbiamo incentivare e facilitare. Imprese, banche e società creditizie oggi finanziano solo progetti verdi, orientando così il mercato e la crescita verso la transizione ecologica, la decarbonizzazione e la riduzione dei consumi. Compito della politica, pertanto, è far sì che ciò avvenga in una cornice legislativa “sostenibile”, ovvero che direttive e regolamenti di carattere comunitario siano adeguati e conciliabili con le specificità nazionali. Siamo fermamente contrari a provvedimenti ideologici, irrealistici e inadeguati rispetto al nostro sistema industriale. La priorità di questo ministero e del governo è fornire il proprio contributo in un’ottica di ambizione ma soprattutto di concretezza, coniugando le politiche di decarbonizzazione con la salvaguardia della qualità della vita, dei servizi sociali, della competitività e dell’occupazione, preservando il tessuto produttivo e manifatturiero italiano.

Ma la transizione ecologica è realizzabile concretamente oltre le parole? E come?

Pragmatismo, concertazione, semplificazione. Sono questi i tre principi che muovono l’azione del mio ministero. È evidente che si tratta di un percorso complesso che non si presta a soluzioni semplici o a scelte precostituite, ma richiederà gradualità. Non possiamo immaginare di effettuare uno switch del nostro modello industriale e culturale dalla sera alla mattina. E poi ci sono le semplificazioni normative. Perché, come dico sempre, a nulla valgono le buone intenzioni e le risorse se non mettiamo chi deve spendere e investire nella condizione di farlo. Su questo fronte abbiamo lavorato e molto faremo ancora per giungere a una revisione totale del Testo Unico dell’Ambiente.

Come si sta muovendo il governo? Con quali risultati?

Grazie alle semplificazioni, abbiamo impresso una forte accelerazione sulle fonti rinnovabili elettriche, triplicandone la potenza autorizzata. Stiamo correndo sulla produzione di gas rinnovabili (biometano e idrogeno) e altri biocarburanti, compreso l’Hvo, per i settori hard-to-abate e i trasporti più difficili da decarbonizzare; e, ancora, sulla elettrificazione dei consumi finali (pompe di calore), sull’infrastrutturazione per la diffusione delle auto elettriche. Lo abbiamo fatto aggiornando politiche già esistenti (regolazione, semplificazioni, incentivi) e dando piena attuazione a quanto previsto in quelle di più recente emanazione. In ambito Pnrr, ad esempio, è stata adottata la Strategia nazionale per l’economia circolare per favorire il recupero e il riciclo dei rifiuti. L’investimento supera i due miliardi di euro e abbiamo già dato seguito a progetti faro fondamentali per potenziare l’impiantistica su scala nazionale, che hanno riscosso grande interesse da parte di comuni e imprese. Stiamo rivedendo la normativa degli End of Waste per favorire l’economia circolare, su cui il nostro Paese sta facendo notevoli passi in avanti e che deve entrare a far parte degli standard del mondo produttivo e manifatturiero, intensificando la ricerca di soluzioni che minimizzino l’utilizzo di materie prime e riducano gli scarti. Grande lavoro anche sui Cam, i criteri ambientali minimi, per rendere sostenibili gli investimenti nella pubblica amministrazione. Ci sono poi i progetti del RepowerEu con cui potenziamo alcune misure vincenti del Pnrr, come la resilienza delle reti elettriche, le hydrogen valleys, la riqualificazione energetica. Come ho già evidenziato, c’è anche tutta la partita della nuova programmazione dei Fondi di coesione e sviluppo 2021-2027 che prevederà investimenti contro il dissesto idrogeologico, la ristrutturazione delle reti idriche e degli impianti di depurazione, le bonifiche, con investimenti programmati che archivieranno finalmente l’approccio emergenziale che ha caratterizzatole politiche del passato. Aggiungo, ribadendolo con estrema chiarezza, che dobbiamo tornare a riconsiderare il nucleare, perché è inimmaginabile alimentare la seconda manifattura d’Europa solo con il fotovoltaico. Da questo punto di vista, la sostenibilità deve essere considerata un’occasione di crescita politica e culturale. È la sfida che ha assunto questo governo.

Vannia Gava dal 2021 al 2022 è stato Sottosegretario di Stato alla Transizione ecologica del governo Draghi e nel 2022 è stata rieletta alla Camera. E’ viceministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica del governo Meloni

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