04 Lug 2018

Un nuovo modello industriale sostenibile

Articolo a cura di Simona Bonafè, deputata del Parlamento Europeo

Simona Bonafè, deputata del Parlamento Europeo; Photo credit: European Committee of the Regions on Visual Hunt / CC BY-NC-SA

Il passaggio all’economia circolare porterebbe un aumento del Pil dell’11% e minor consumo di risorse del 30%

L’Ue emerge dalla recessione più lunga che abbia mai sperimentato, che ha sottolineato l’importanza di un settore industriale forte per consentire all’economia di ripartire. Il ruolo dell’industria in Europa non deve, però, essere più inteso con la “concezione classica” ma si deve estendere ben oltre l’attività manifatturiera e abbracciare le materie prime e l’energia, i servizi alle imprese e i servizi ai consumatori.

Oggi il nostro modello di sviluppo consuma due volte e mezzo le risorse prodotte in un anno dal nostro pianeta. Si generano quasi 600 milioni di tonnellate di rifiuti che potrebbero essere riutilizzati come materie prime e risorse e che sono invece buttati via in Europa ogni anno. Allo stesso tempo quasi il 40% dei costi industriali è rappresentato dall’approvvigionamento delle materie prime.  Si capisce bene come l’attuale sistema economico europeo, basato su un modello industriale di tipo lineare, perda l’opportunità di aumentare la propria competitività globale.

La soluzione si chiama economia circolare: in questo sistema il rifiuto non è più visto come un problema da risolvere ma come un’opportunità da sfruttare per generare nuove risorse produttive. È un cambio di paradigma, un nuovo modello industriale sostenibile. I requisiti di riciclabilità, durabilità e riparabilità devono essere presi in considerazione in tutte le fasi di vita di un prodotto. I nuovi modelli produttivi devono adattarsi a questa transizione, investendo in ricerca e sviluppo in modo da aumentare l’efficienza delle risorse così da generare opportunità e benefici a vantaggio dell’intera società. Da una parte, ad esempio, i produttori che potranno beneficiare di materia prime a prezzi minori, dall’altra i cittadini che usufruiranno di prodotti con una durata di vita maggiore e vivranno in un ambiente più sano.

I dati presentati dalla Ellen MacArthur Foundation parlano chiaro. La transizione verso un’economia circolare sarebbe in grado di creare un beneficio netto di 1.800 miliardi di euro, con un incremento del Pil dell’11% a fronte di un minor consumo di materie prime di circa il 30% e permettendo allo stesso tempo di dimezzare le emissioni di CO2 rispetto ai livelli attuali.

Per ottenere questi risultati sono richiesti sforzi a tutti gli stakeholder coinvolti. Ai produttori nell’aumentare gli sforzi verso una progettazione sempre più eco-compatibile che favorisca il riutilizzo dei prodotti. Sul piano legislativo ed amministrativo, siamo impegnati a definire un quadro normativo stabile, ambizioso ed economicamente realizzabile per gli Stati membri. Infine un ruolo decisivo spetta ai cittadini che con le loro quotidiane scelte di consumo e il loro impegno nella separazione dei rifiuti possono influire su riduzione, selezione e successivo riciclo.

In Italia, diverse realtà industriali hanno già capito la potenzialità dell’economia circolare e ne hanno applicato i principi ai propri modelli di business.  Uno dei settori che è riuscito in modo particolarmente efficace a combinare design e ricerca con i principi di “circolarità” è quello delle costruzioni e dell’arredamento in legno. Tramite investimenti in nuove tecnologie produttive, volti a migliorare la progettazione iniziale, le imprese del settore sono riuscite da un lato a migliorare la durabilità e il disassemblaggio dei prodotti e dall’altro a utilizzare, come nel caso del pannello truciolato, percentuali di legno riciclato superiori alla media europea.

Per incentivare questa transizione la Commissione Europea ha presentato lo scorso dicembre un pacchetto sull’economia circolare. Il pacchetto contiene un piano d’azione comprensivo, che traccia una serie di misure pianificate per i prossimi anni, così come quattro proposte legislative in materia di rifiuti contenenti obiettivi per le discariche, il riutilizzo ed il riciclo, da raggiungere entro il 2030.

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