18 Mag 2018

Dendrocronologia: capire il passato osservando gli alberi

E ogni vita lo sa che rinascerà, in un fiore che fine non ha“. È questo uno dei versi de “Il cerchio della vita” – famosissima canzone di Ivana Spagna, colonna sonora del film di animazione Disney “Il re leone” – e che ci mette di fronte a una verità: quando pensiamo alla longevità della vita sulla terra, sono gli alberi la prima cosa che ci viene in mente.

Proprio per la lunga durata della loro vita – basti pensare, solo relazionandoci alla flora italiana, ai millenari larici, o pecci, che possono vivere più di 300 anni – possiamo utilizzarli per studiare il passato. Grazie agli anelli visibili sezionandone il tronco, di cui ognuno ne rappresenta circa un anno di vita (dei veri e propri “cerchi della vita”, riprendendo la canzone citata poco fa), si può stabilire la durata della vita dell’albero e, studiandone lo spessore, si possono capire le condizioni climatiche che si sono venute a presentare nell’anno di formazione di questi ultimi.

Dendrocronologia

Analizzando, quindi, legni provenienti dalla stessa area, attraverso un’analisi incrociata, è possibile creare una sequenza continua (chiamata curva standard) che permette di risalire indietro nel tempo per centinaia e, a volte, migliaia di anni, e che permette di stabilire quando siano avvenuti certi fenomeni metereologici: questo metodo di datazione di chiama dendrocronologia.

Quando è nata la dendrocronologia

La dendrocronologia è stata ideata dall’astronomo americano Andrew Ellicott Douglass nel 1906, che la utilizzò per descrivere la storia dell’accrescimento di un albero di Sequoia di più di 2000 anni e diede un quadro dell’andamento dell’attività solare e delle variazioni meteorologiche di tale lungo periodo.

Ma, già nel XV secolo, Leonardo da Vinci (1452-1519) riconobbe la relazione esistente tra gli anelli di accrescimento e le precipitazioni atmosferiche durante il periodo vegetativo delle piante arboree.

A cosa serve

La dendroconologia viene utilizzata per stabilire la datazione di manufatti antichi in legno (purché vengano conservate tracce di corteccia o dell’anello cambiale), l’età di cattedrali ed edifici, eventi geomorfologici e per ricostruire le tendenze climatiche e l’evoluzione del territorio.

Dendrocronologia storia

Inoltre, è utile in archeologia per calibrare le datazioni ottenute dall’analisi del Carbonio 14: questo perché la sua concentrazione nell’atmosfera non è stata sempre costante, dipendendo dall’attività solare (mutevole nel tempo), la cui variazione è, però, visibile dall’analisi degli anelli, poiché le piante assorbono i raggi solari per poter compiere la fotosintesi.

La forma degli anelli

Come abbiamo già detto, gli anelli possono avere spessori diversi. Se, ad esempio, il clima presente durante il periodo di formazione di un anello è fatto da temperature favorevoli e abbondandi precipitazioni, allora l’anello si formerà più spesso, in quanto l’albero avrà potuto produrre una moggiore quantità di cellule. All’opposto, se le condizioni sonoo sfavorevoli, si formeranno anelli meno spessi.

Bisogna, però, anche tenere conto che non sempre un anello corrisponde ad un anno di età: se per una severa siccità o per attacco da parte di parassiti, la pianta perde prematuramente le foglie ed emette successivamente nuovi germogli, allo spuntare delle nuove foglie si ha la formazione un nuovo anello di crescita, definito falso anello. Al contrario, se la pianta è stata sottoposta a forti stress ambientali, si può verificare una mancata attività del cambio e quindi si hanno anelli mancanti, mentre quando il meristema cambiale subisce grosse lesioni si possono formare anelli incompleti.

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